Cosa c’entra il dolore lombare o lombalgia con una mobilità delle spalle ridotta? Sembra che le due cose non abbiano nessun collegamento, eppure non è così. Ma partiamo dalle basi.
1. CINGOLO SCAPOLARE (ANCHE CHIAMATO CINGOLO SCAPOLO-OMERALE)
Il cingolo scapolare è l’articolazione (più precisamente un’enartrosi) formata tra la scapola e l’omero.
Il cingolo scapolare, come ogni articolazioni del nostro corpo, sono costituite da un insieme di strutture ossee, muscolo-tendinee, nervose, connettivali e vascolari che, nel loro insieme, permettono all’articolazione la massima funzionalità e resistenza.
Per brevità per capire meglio questo articolo approfondiremo soltanto le componenti scheletriche e muscolari.
Lo scheletro del cingolo scapolare
È dato dalla scapola posteriormente, dall’omero lateralmente e dalla clavicola anteriormente. Senza entrare troppo nel dettaglio per ognuno di queste ossa (non è l’obiettivo di questo articolo) ci basterà sapere che la scapola è un osso piatto di forma triangolare “appoggiata” tramite il muscolo sottoscapolare alla porzione dorsale della gabbia toracica occupandone una spazio che si estende dalla 2° alla 6° costa. La funzione della scapola è quello di permettere all’arto superiore di articolarsi con il tronco. L’omero rappresenta la seconda componente dell’articolazione scapolo-omerale ed è un osso lungo che costituisce lo scheletro del braccio (n.b. la porzione di arto superiore compresa tra il gomito e il polso prende il nome di avambraccio, quella compresa tra il gomito e la spalla prende il nome di braccio). La funzione del braccio è quella prettamente motoria per il compimento di tutte le azioni che chiamano in causa l’arto superiore.
Terzo e ultimo, ma non per importanza, componente dell’articolazione scapolo-omerale è rappresentato dalla clavicola. Questa si articola con la scapola attraverso l’articolazione acromion-claveare. È situata tra la scapola lateralmente e lo sterno centralmente. Ha caratteristiche comuni sia alle ossa lunghe che a quelle piatte e una funzione stabilizzante su tutti i movimenti compiuti sia dalla scapola e dalla clavicola.
I muscoli che si inseriscono su queste strutture ossee sono:
Sul versante posteriore:
muscolo sovra spinoso;
Muscolo sottospinato (anche chiamato infraspinato);
Muscolo grande rotondo;
Muscolo piccolo rotondo.
Muscolo sottoscapolare (non compare in figura in quanto è situato tra la scapola e le coste).
Capo lungo del tricipite (è l’unico dei tre ventri muscolari che prende origine dalla scapola attraversando così nel suo decorso l’articolazione scapolo-omrerale)
Sul versante laterale:
Muscolo deltoide.
Sul versante anteriore:
Muscolo grande pettorale;
Muscolo coracobrachiale (non compare in figura perché coperto dal muscolo grande pettorale);
Muscolo bicipite brachiale (il capo lungo, nel suo decorso, sovrasta il cingolo scapolare. Il capo corto
origina dal processo coracoideo della scapola).
Ognuno dei muscoli sopra menzionati, attraverso la propria contrazione, permette uno specifico movimento dell’arto superiore e della scapola.
Più dettagliatamente:
Sul versante posteriore:
muscolo sovra spinoso (abduce il braccio nei primi 20 gradi di movimento, costituisce parte della cuffia dei rotatori)
Muscolo sottospinato (anche chiamato infraspinato, extraruota il braccio, ed è uno dei muscoli costituenti la cuffia dei rotatori);
Muscolo grande rotondo (adduce e intraruota il braccio, estende il braccio )
Muscolo piccolo rotondo (extraruota il braccio, adduce ed extraruota il braccio abdotto, è uno dei costituenti la cuffia dei rotatori)
Muscolo sottoscapolare (non compare in figura in quanto è situato tra la scapola e le coste, intraruota il braccio, entra a fare parte della cuffia dei rotatori ).
Capo lungo del tricipite (è l’unico dei tre ventri muscolari che prende origine dalla scapola attraversando così nel suo decorso l’articolazione scapolo-omerale, oltre all’azione principale di estendere il gomito svolta dal tricipite in toto, il capo lungo adduce il braccio ed estende il braccio quando questo è flesso).
Sul versante laterale:
Muscolo deltoide (abduce il braccio, con la sua porzione posteriore estende ed extraruota il braccio e con la sua porzione anteriore flette ed intraruota il braccio)
Sul versante anteriore:
Muscolo grande dentato (chiamato anche dentato anteriore, protrae la scapola,stabilizza la scapola durante i movimenti dell’arto superiore);
Muscolo piccolo pettorale (protrae la scapola, con le braccia appoggiate a terra permette di scaricare il peso del tronco sulle braccia, intraruota la scapola contro resistenza).
Muscolo grande pettorale (adduce e intraruota il braccio, con le sue fibre inferiori estende il braccio flesso riportandolo fino ai fianchi e con le sue fibre superiori flette il braccio dalla posizione anatomica fino al piano orizzontale)
Muscolo coracobrachiale (non compare in figura perché coperto dal muscolo grande pettorale, adduce il braccio, debole azione flessoria del braccio);
Muscolo bicipite brachiale (il capo lungo, nel suo decorso, sovrasta il cingolo scapolare. Il capo corto origina dal processo coracoideo della scapola. Il bicipite brachiale flette l’avambraccio sul braccio,supina l’avambraccio, flette il braccio sulla spalla con il suo capo lungo, il capo lungo è uno dei muscoli costituenti la cuffia dei rotatori).
2. QUALE FUNZIONE HANNO I MUSCOLI DEL CINGOLO SCAPOLO-OMERALE?
Tutti i muscoli sopra elencati (ci siamo limitati a descrivere quelli che originando dalla scapola e si inseriscono a livello dell’omero) hanno una funzione sia cinetica (permettono il movimento) sia stabilizzatrice (stabilizzano l’articolazione scapolo-omerale) sia tonica (permettono una corretta postura della spalla.
3. COSA SI INTENDE PER LOMBALGIA CRONICA?
Per lombalgia, chiamata (genericamente) mal di schiena si intende una sensazione di dolore (algia) riferita alla parte bassa della schiena, appunto la parte lombare, mentre con la parola cronica si definisce il decorso della malattia caratterizzato da lunga durata.
4. COSA S’INTENDE PER RIDOTTA MOBILITA’ DEL CINGOLO SCAPOLARE?
Quando parliamo di ridotta mobilità del cingolo scapolare ci riferiamo ad un’articolazione scapolo-omerale, quindi una spalla, caratterizzata da una ridotta escursione articolare nei suoi movimenti.
La mobilità articolare di qualunque articolazione può risultare ridotta per vari motivi che possono presentarsi isolati ma è possibile anche che più motivi coesistano. Vediamo i principali (in grassetto quello che affronteremo nell’articolo):
Eventi traumatici;
Interventi chirurgici;
Errata riabilitazione post-intervento chirurgico;
Assenza di uno stile di vita attivo;
Sovraccarichi funzionali non trattati o affrontati con superficialità;
Altri...
5. COSA C’ENTRA LA MOBILITA’ DELLE SPALLE CON IL “MAL DI SCHIENA”?
Per spiegare questo punto dobbiamo prima fare una considerazione: il nostro corpo si adatta, nei limiti delle sue possibilità, agli stimoli che giornalmente e per un dato periodo di tempo noi gli forniamo.
Per fare alcuni esempi:
il ciclista che riesce grazie all’allenamento aerobico ad abbassare la frequenza cardiaca a riposo migliorando le sue prestazioni aerobiche.
Un soggetto non sportivo che dopo un mese di immobilizzazione del braccio a seguito di una frattura, una volta tolto il gesso si troverà ad avere il braccio molto meno voluminoso del contro laterale sano ( il corpo si adatta all’immobilità dell’arto) e poi, tornando pian piano a riutilizzare il braccio, riuscirà a riportarlo allo stesso livello funzionale di prima della frattura (il corpo si riadatterà al riutilizzo del braccio facendo recuperare elasticità, forza e tono muscolare).
QUINDI?
In virtù di questa capacità di adattamento che il nostro corpo possiede possiamo capire come se noi non utilizziamo la spalle (cingolo scapolo-omerale) in tutta la sua escursione articolare e per tutti i suoi movimenti i muscoli di questa articolazione si adatteranno alla ridotta escursione articolare da noi richiesta giorno dopo giorno riducendo la loro lunghezza e quindi la mobilità della spalla nel suo insieme.
Questo comporterà delle “escamotage” posturali che inavvertitamente e automaticamente il nostro corpo attuerà.
Se non si riesce a portare le braccia ai lati delle orecchie (come fanno i nuotatori),come escamotage tenderemo ad accentuare la lordosi lombare (inarcare la parte bassa della schiena) nel tentativo di raggiungere un punto posto al di sopra dell’altezza delle spalle.
Questa ulteriore inarcamento della zona lombare è possibile grazie ad una contrazione della muscolatura sacro spinale lombare, di per se già bella che impegnata a mantenere eretta la colonna vertebrale e a conservare la fisiologica lordosi lombare. Se giornalmente, queste escamotage vengano attuate più volte aumenta il rischio che la muscolatura lombare incorra in un sovraccarico funzionale che proverà a compensare il più possibile ma che in assenza di un programma motorio adeguato sfocierà in un ALGIA.
“Dobbiamo sempre ricordarci che raramente i dolori alla colonna vertebrale sono legati a dei traumi singoli diretti; spesso sono dovuti a dei sovraccarichi funzionali protratti per lunghi periodi.
Pensateci: Quante delle persone che conoscete soffrono di mal di schiena? E quante tra queste che ne soffrono, ne soffrono per un trauma diretto?”
VOLETE SAPERE SE AVETE UNA BUONA ESCURSIONE ARTICOLARE DEL GINGOLO SCAPOLO-OMERALE?
Ecco un semplice Test
Sdraiatevi a terra con la pancia in su, le ginocchia piegate e i piedi poggiati a terra. Provate a tenere le braccia ben appoggiate sul pavimento ai lati delle orecchie (come se le stessero tappando).
Se ci riuscite (n.b. le braccia devono essere completamente appoggiate a terra), avete una buona mobilità dell’articolazione della spalla.
Ma un articolo che tratti il mal di schiena non sarebbe utile senza un suggerimento per la risoluzione di questo problema.
Quindi:
UN ESERCIZIO PER RECUPERARE LA MOBILITA’ DEL CINGOLO SCAPOLO-OMERALE
Sdraiatevi a terra in posizione supina (pancia in su) con le ginocchia piegate e i piedi poggiati interamente a terra.
Testa appoggiata a terra (se non ci riuscite utilizzate un cuscino sottile).
Le braccia posizionatele distese lungo i fianchi;
Rimanendo distesi in questa posizione portate le braccia all’altezza delle spalle in modo che le braccia e il busto formino una “T”. Le mani devono avere il palmo rivolto verso l’alto.
Mantenete questa posizione per 30”.
Partendo dalla posizione a “T” cercate di avvicinare le braccia alle orecchie con uno spostamento di pochi centimetri (diciamo 10 cm).
Mantenete questa posizione per 1 minuto;
Trascorso il minuto provate ad avvicinare le braccia ancora di più alle orecchie (diciamo di altri 10 cm).
Mantenete per 1 minuto la nuova posizione.
Continuate fin quando non siete stanchi.
Ripetete questo esercizio ogni giorno più volte al giorno. (es. 20’ al mattino, 20’ al pomeriggio e 20’alla sera).
NON FATE L’ESERCIZIO APPENA SVEGLI.
L’OBIETTIVO È DI RIUSCIRE A STARE DISTESI A TERRA (CON LE GAMBE I PIEDI IN POSIZIONE PRECEDENTEMENTE DSCRITTA) RIUSCENDO A TENERE LE BRACCIA ADESE ALLE ORECCHIE.
A cura di Dr. Giuseppe Crisafulli
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