L’interval training è un tipo di allenamento ad alta intensità, rivolto all’atleta che desidera migliorare ulteriormente le proprie prestazioni.
L’allenamento con le ripetute è stato ideato da Emil Zatopek, atleta cecoslovacco vincitore di quattro medaglie d’oro e una d’argento alle olimpiadi, nonché primo atleta a scendere sotto i 29 minuti sui 10000 metri nel 1954.
Le ripetute vengono utilizzate in tutti gli sport di resistenza, a partire dall’atletica per finire al nuoto, con diverse modalità di intensità e durata, il principio viene adottato anche nelle attività cardio HIIT, in cui vengono proposte delle attività di bassa durata ma di altissima frequenza, basti pensare alla base Tabata che presenta 20’’ di lavoro e 10’’ di recupero per un totale di 4 minuti.
A cosa serve l’allenamento con le ripetute?
L’allenamento con le ripetute permette all’atleta in causa di sostenere un lavoro che difficilmente potrebbe sopportare all’intensità richiesta, la frazione di recupero garantisce quella fase di stacco utile a ricaricare, anche se in parte, le batterie. Contestualizziamo le ripetute nell’allenamento del calcio, ipotizzando una scaletta di 100 m, 200m, 400m, 200m 100m per un totale di 1000m otterremo un tempo più basso di percorrenza nella combinazione delle ripetute piuttosto che nella totalità del lavoro.
Il recupero nelle ripetute
Il recupero consente all’atleta di ripristinare il livello metabolico, nelle prime fasi quasi totalmente, progredendo con le ripetute l’atleta sarà più affaticato ma in grado di sostenere una frequenza adatta.
Dal punto di vista fisiologico, durante il recupero avvengono principalmente tre cose: il ripristino della fosfocreatina, la conversione del glucosio 6-P a glicogeno e quella del lattato a glucosio, l’organismo cerca di ripristinare le scorte energetiche profuse nello sforzo precedente.
Il recupero concesso all’atleta dovrà essere coerente con le condizioni dell’atleta stesso, ad alti livelli verrà concesso un riposo calcolato sulla realtà prestativa presente nella competizione, a livelli più bassi si utilizzano valori standard. Il tempo di recupero concesso non deve però portare il recupero al 100%, in questo caso il lavoro andrebbe calibrato su altre finalità.
Recupero attivo o passivo?
Il recupero può essere attivo, cioè continuando lo sforzo ad intensità inferiore, oppure passivo senza apportare esercizi specifici ma solo con la respirazione. Gli studi moderni hanno dimostrato che il recupero attivo consente al muscolo di smaltire più velocemente il lattato prevenendo crampi ed aumentando la propria reattività. Nel caso in cui però lo sforzo vada ad un livello superiore, superando il V02 Max, è preferibile un recupero passivo, per permettere all’organismo di recuperare la maggior quota di ossigeno.
Anche questo tipo di allenamento necessita quindi di una conoscenza della disciplina e dell’atleta, un bravo preparatore deve avere questa caratteristica, adattare il metodo al fine ed all’atleta, applicando le basi scientifiche e pratiche alle basi personali dell’atleta in questione.
A cura del Dr. Giuseppe Vona
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